Feeds:
Articoli
Commenti

Archive for the ‘Indottrinamento alla omosessualita’’ Category

53695509

Chi sono i RADICAL CHIC? 

Di seguito un paio di libri che vi aiuteranno a mettere a fuoco questi pericolosi individui che si annidano nei salotti buoni della societa’, per sabotarla. Sono tanti, si nascondo nelle loro ville di campagna dove coltivano le olive, producono marmellate e crescono colonie feline. Partecipano a mercatini e fiere di paese, comprano formaggio solo nelle fattorie biologiche ma poi vanno in citta’ per acquistare costosi vestiti. Amano la buona arte e la lettura e spesso si dedicano alla stesura di romanzi con l’aiuto di altri amici radical chic. Amano arredare le loro ville con lusso, amano viaggiare e godersi la vita e la pensione a scapito di milioni di giovani disoccupati, per i cui diritti pretendono di battersi. Si battono strenuamente per i diritti degli omosessuali e degli immigrati illegali, cui vorrebbero cedere tutti i paesi semiabbandonati dell’Italia per ripopolarli. Pretendono di battersi per tutte le categorie indifese, ma di fatto si reggono il gioco a vicenda per rimanere nei salotti buoni e continuare a rubare il futuro e la liberta’ ai giovani. Sono fieramente anticlericali, comunque atei, ma simpatizzano per i musulmani. Sono tanti, sono ricchi, sono avidi ed egoisti, si fingono paladini della pace e delle liberta’: attenzione, se ne conosci uno, stanne alla larga.

LA CASTA DEI RADICAL CHIC.indd

41gCvkt3ssL._SX332_BO1,204,203,200_

 

Tratto dal sito della deputata del Partito Democratico italiano: www.monicacirinna.it

Sono nata a Roma il 15 febbraio del 1963 in una famiglia di origine cattolica e i miei primi studi li ho fatti in una scuola privata di suore nella Capitale.

Poi, nonostante le iniziali opposizioni materne, sono riuscita a “trasferirmi” al Liceo Classico Statale Tacito dove ho scoperto il movimento studentesco al quale ho partecipato attivamente.

Dopo le scuole superiori mi sono iscritta alla Facoltà di Legge ottenendo la Laurea in Giurisprudenza con una tesi in procedura penale discussa davanti al Professor Franco Cordero, al quale ho poi fatto d’assistente per ben 10 anni. Ma quando il professor Cordero si è ritirato dall’insegnamento…

ho deciso di abbandonare la carriera universitaria per dedicarmi all’altra mia passione: la politica con una particolare attenzione all’ambiente, ai diritti delle donne e al mondo animalista.

Il 1991 è stato per me un anno importante. Ho infatti fondato l’ARCA (Associazione Romana Cura Animali) con l’obiettivo di prendersi cura delle colonie feline e dei gatti e di assistere i loro amici umani, a Roma detti “gattari”, in tutte le situazioni difficili, oltre ad aver combattuto per l’approvazione, poi avvenuta, di una legge che anche in Italia vietasse la soppressione di cani e gatti nei canili comunali.

Due anni dopo, nel 1993, sono stata eletta come consigliere comunale nel partito dei Verdi che all’epoca sostenne la candidatura vincente di Francesco Rutelli, a sindaco di Roma. Venni così nominata dal sindaco Consigliera Delegata alle Politiche per i Diritti degli Animali e Vicepresidente della Commissione Ambiente. E’ nato così, nel giro di poco tempo, il primo ufficio comunale per i diritti degli animali, un’esperienza politico-amministrativa di grande successo e che venne poi esportata in tanti altri Comuni.
Nel 1997, al mio secondo mandato al Comune di Roma, sono stata Presidente della Commissione delle Elette, una bellissima esperienza che mi ha consentito di occuparmi direttamente dei tanti problemi connessi ai diritti delle donne e alla valorizzazione della differenza di genere, ottenendo anche dei grandi soddisfazioni, come la nascita della Casa Internazionale delle Donne, nel complesso monumentale del Buon Pastore.
Nel mio terzo mandato, nel 2001, con Walter Veltroni come sindaco, mi venne di nuovo assegnata la delega dell‘Ufficio Diritti degli animali, oltre alla carica di vicepresidente vicaria del Consiglio comunale. Sono gli anni nei quali siamo riusciti a trasformare il vecchio Zoo di Villa Borghese nel Bioparco che conosciamo oggi, dove gli animali hanno trovato, per quanto possibile in cattività, nuova vita e dignità, e il periodo nel quale è stato creato il nuovo canile comunale di Muratella ed è stato trasformato in oasi felina il vecchio canile di Porta Portese.
Mentre nella consiliatura successiva, sempre con il sindaco Walter Veltroni, sono riuscita a dare alla città, per la prima volta, il Regolamento capitolino per la tutela degli animali, votato all’unanimità in consiglio comunale, e ancora vigente.
Gli anni più difficili, umanamente e politicamente, sono stati indubbiamente quelli con Gianni Alemanno sindaco, quando eletta per la quinta volta al consiglio comunale, sono stata per la prima volta all’opposizione. In quegli anni sono stata l’unica donna eletta nel Partito democratico a Roma, e proprio per questo sono stata nuovamente alla presidenza della commissione delle elette. Anni di battaglie durissime, tra le quali ricordo con soddisfazione quella per il riconoscimento della rappresentanza delle donne nella Giunta Comunale per la quale ho presentato due ricorsi al Tar costringendo Alemanno, per ben due volte, a rivedere la composizione della sua giunta di centrodestra.
Un’amministrazione pessima, della quale ancora paghiamo le conseguenze, che ha provveduto, tra l’altro, a depauperare l’Ufficio Tutela Animali del Dipartimento Ambiente.

Ripenso spesso ai miei vent’anni al Comune di Roma, anni durante i quali ho sempre lavorato e cercato di prendermi cura della mia città e di tutti i suoi cittadini, umani e non umani. Un’esperienza che mi ha portato, con il sostegno di tanti romani, ad essere eletta con il Partito democratico al Senato nel 2013, dopo aver partecipato alla Parlamentarie, volute dell’allora segretario Bersani.

Al mio arrivo a Palazzo Madama sono stata assegnata alla Commissione di Giustizia dove, tra l’altro, ho continuato la mia battaglia contro la corruzione (firmando il ddl del Presidente del Senato Pietro Grasso), per legittimare le scelte alimentari vegetariane e vegane e per regolamentare la vita delle coppie dello stesso sesso.

Un lavoro duro e appassionante quello sulle unioni civili che ha portato in discussione al Senato il famigerato “testo Cirinnà”, che ha unito le tante proposte politiche sul tema. Un testo, ora incardinato in aula come ddl 2081, che mi auguro presto, potrà riconoscere finalmente alle coppie composte da persone dello stesso sesso l’ufficializzazione della loro unione d’innanzi all’ Ufficiale dello Stato civile regolamentando così tutti i doveri, diritti e responsabilità reciproci, come avviene per le coppie eterosessuali coniugate.

Ma questa legge prevede anche, nel titolo secondo, una serie di diritti riconosciuti anche alle coppie di fatto, conviventi more uxorio,cosa fino ad ora in Italia mai avvenuta. Io non mollo.

Voglio portare questa battaglia fino in fondo per dare al nostro Paese una legislazione moderna e avanzata, vicina ai bisogni delle persone, che riconosca con piena legittimità e dignità le tante forme di famiglia presenti nella nostra società.

Sono una parlamentare di uno stato laico e rispondo solo al dettato Costituzionale. Oltre alla politica ho anche una grande passione per la scrittura e il racconto: ho pubblicato per Newton quattro libri, su cani e gatti, scritti con la mia amica del cuore Lilli Garrone.

La mia vita privata
Sono sposata con Esterino Montino, mio collega di partito e di impegno politico, con il quale condivido la passione per la natura e gli animali, i viaggi e la buona tavola.

Abbiamo un’ azienda agricola biologica in Maremma Toscana, la CapalBIOfattoria, nella quale produciamo vino, olio, marmellate e ortaggi, dove lavorano i nostri figli Fabio e Luca.

Non ho figli miei ma ne ho acquisiti 4, quelli di mio marito, più i rispettivi nipoti.  Con Esterino ci siamo conosciuti nel lontano 1993, durante l’amministrazione Rutelli nella quale eravamo entrambi eletti in Campidoglio, ci siamo poi sposati il 10 giugno del 2011. Abbiamo anche tanti figli non umani , quattro cani , Arno Luna e Orso maremmani enormi, e Libera, una piccola Beagle che ho salvato dalla morte per sperimentazione nel terribile canile Green Hill , a quattro gatti tutti salvati dalla strada , Red Tiger Mizzi e Rosita. Due meravigliose cavalle è una famigliola di asini amiatini.

 Ecco signori e signore, il ritratto di una perfetta radical-chic, paladina dei diritti animali, umani e anche disumani

Read Full Post »

Di Luigi Amicone per “Tempi”, Febbraio 12, 2016 

unioni-civili-gay-cirinna-manifestazione-ansa

Monica Cirinna’

Atrofia dell’esperienza. Non si capisce di cosa stiamo veramente parlando quando parliamo di “progresso”, “diritti”, “amore”, “famiglie arcobaleno” e, dunque di legge Cirinnà, se stiamo attaccati alle chiacchiere di Luxuria, ai like di Facebook, alle chimere dei discorsi campati per aria.

E soprattutto se ci facciamo adescare dai filmati tv che servono gli occhi di tutti noi e le emozioni di ciascuno di noi con le immagini Mulino Bianco delle felicissime coppie gay che tengono in braccio dolcissimi bebè. Da dove provengono questi affreschi che nulla hanno da invidiare ai languidi, devoti, bigotti e sdolcinati ritratti ottocenteschi di sacre famiglie e madonnine infilzate?

Solo una grave atrofia dell’esperienza, naturalmente supportata dall’illusionismo digitale e dal bombardamento mediatico del virtuale, può far perdere di vista la realtà contenuta nelle narrazioni zuccherose svolte per immagini zuccherine. Nessuno che lavori nel marketing e nei backstage delle tv ci crede. Nessuno degli operatori televisivi ha occhi ed emozioni per quello che vediamo e emoziona noi. È un lavoro come gli altri versare atropina digitale negli occhi del pubblico e produrre nello spettatore emozioni. È vendere un prodotto.

Fortuna vuole che chi scrive ha vissuto in un’altra vita esperienze da manovale, backstage e, soprattutto, di acquirente-venditore. Operaio al trapano. Scaricatore di Tir. Cavia per medicinali da testare. E promotore basico di prodotti discografici.
Quest’ultimo, in particolare, è un ricordo interessante per l’oggetto in questione. Si trattava infatti di un mestiere elementare, proprio da ragazzini, e che più si avvicina all’attuale attività di chi va all’estero ad acquistare un bambino e torna in Italia per chiederne l’adozione.

Qui lo scopo è la creazione di situazioni di fatto per arrivare a forzare la mano del legislatore e ottenere il riconoscimento dello status di “famiglia”. Là si trattava di comprare dischi per invogliare il negoziante a rifornirsi di determinati titoli. Qui c’è un’operazione altrettanto economica, ma con scopi politico-idealistici (matrimonio e famiglia egualitari) e nobilmente motivati da desiderio e da amore. Di fatto, io compravo dischi, questi comprano bambini.

È lo stesso identico processo per cui io incassavo (denaro) per promuovere le vendite di un certo manufatto (il disco). Questi incassano il beneficio di un manufatto ottenuto col denaro (il bambino). Però l’effetto qui è spropositato. Non solo c’è il beneficio di un manufatto ottenuto col denaro e promuove un’immagine nobile e idealistica di un certo gruppo sociale. Ma c’è anche l’effetto politico rivoluzionario. Mentre si tace, resta completamente oscurato, tutto il resto. Cioè la più prosaica e per niente idealistica e nobile realtà di una industria (denaro, profitti) che non è discografica o di robot. No, è proprio industria e commercio di quei particolari manufatti: i bambini.

Ho scritto “manufatto” e non sbaglio perché, in ogni caso, la dimensione umana della sessualità e della fecondità è abolita. Cosa vuol dire, infatti, separare un bambino dalla possibilità di nascere dalla relazione intima tra un uomo e una donna? Significa abolire la possibilità umana e attivare la protesi dell’umano, la produttività tecnica.
Nel caso di una coppia gay il bambino è un prodotto che sfila sulla linea della nuova catena fordista dello sperma, ovulo e utero in affitto se si tratta di due uomini. Della fecondazione in provetta e trasferimento dell’embrione in utero (o per intervento di manovalanza maschile) se si tratta di due donne.

Non mettiamo di mezzo visioni religiose e convinzioni relative all’immagine divina della persona umana.Vediamo la cosa dal punto di vista prettamente materialista. Vogliamo ricordare alla sinistra postcomunista e postsocialista, che questo tipo di produzione ha innanzitutto la caratteristica dell’alienazione e della parcellizzazione capitalistica del lavoro come mai si erano osservati prima d’oggi nel processo di produzione e accumulazione capitalistica. È qualcosa che la sinistra – postsocialista o postcomunista – dovrebbe aborrire e combattere dal più profondo di sé e della propria identità storica.

Infatti, sebbene nella produzione dei manufatti l’operaio o l’operaia sono alienati e parcellizzati in quanto non possiedono il significato complessivo del loro lavoro perché ognuno produce sempre e soltanto il proprio segmento (il bullone) e non il prodotto finito (l’automobile), siamo pur sempre nelle condizioni per cui il lavoratore non deve spogliarsi di parti della propria umanità per produrre un determinato oggetto. Diversamente, l’acquirente finale di un bambino sfrutta il lavoro alienato e parcellizzato di uomini e, soprattutto di donne, che, in cambio di un salario, cedono alla produzione capitalistica anche una parte di se stessi. Non soltanto la propria “forza lavoro”. Ma tutto intero il proprio corpo, i propri sentimenti, le proprie emozioni, i propri desideri.

Dalla catena di produzione capitalistica di stampo fordista della rivoluzione industriale americana uscivano solo automobili, televisori, lavatrici eccetera. Adesso, grazie alla “rivoluzione Lgbt”, dalla stessa catena di montaggio comincia ad uscire vita umana, embrioni umani, bambini. Questa è la narrazione, l’informazione e la dialettica decisiva che manca nell’epoca in cui le immagini e le emozioni possono essere giocate per dire tutto e il contrario di tutto.

Ma se prendi un telecamera e la pianti sulla testa o nel petto di due uomini e due donne alla prese con l’amore e il desiderio di un bambino prodotto per via tecno-scientifica, cosa vedi? Vedi quella catena di montaggio lì. Dove l’essere umano diventa un televisore, un’automobile, una lavatrice. Perché non montano una videocamera GoPro anche sulla testa di coppie che vanno su internet, nei laboratori e nelle cliniche della procreazione in provetta e in utero in affitto per far sentire al pubblico quale emozione si prova nel vedere da quale cicogna arriva un bambino di cosiddetta “famiglia arcobaleno”? Certo che anche le coppie etero possono fare lo stesso. Ma non potevano essere loro i ragazzini che vanno a comprare il disco per promuovere una certa etichetta. È evidente, c’era bisogno di venditori-acquirenti la cui unione escludesse tassativamente la possibilità di avere bambini.

Dunque, sull’operazione “idealistica” dei commessi viaggiatori cosa resta da dire? Resta da dire che non c’è niente di nuovo sotto il sole dell’industria e del marketing. Esattamente come noi ragazzi venivamo radunati dagli impiegati di una certa major discografica in un ufficio dietro piazza del Duomo a Milano e, divisi per zone, per gruppi, ciascuno dotato della sua bella lista di indirizzi di negozi, venivamo spediti in giro ad acquistare i 45 giri o gli Lp di determinati cantanti, fungendo da finti e innocenti consumatori per spingere i negozianti a rifornirsi di certi titoli. Analogamente, ma con la sofisticazione che ha il marketing nell’era digitale, dell’evento creato ad arte e che corre alla velocità della luce e che diventa virale se ben supportato dalla rete marketing (è il caso dell’agenda raimbow), a partire dall’America (vedi san Francisco) le coppie dello stesso sesso politicamente e ideologicamente motivate a pretendere un certo status sociale, sono state ingaggiate (e non so se anche pagate come le case discografiche pagavano noi ragazzi del ’56) per essere i perfetti venditori dell’intera filiera (ovuli, sperma, embrioni, eugenetica, corpi di donne eccetera) del capitalismo attivo nel segmento industriale della procreazione e manipolazione delle vita umana.

Questa è la nuova corsa all’oro. Coperta di nobiltà ideale e di amore arcobaleno. Ma non è, e non sarà mai (anche se tutte le leggi del mondo si adeguassero all’odierna legge del capitalismo) “famiglia”.

Read Full Post »

Articolo tratto da: La Bussola Quotidiana 

Targa in memoria

Con una sentenza storica, nella sua sostanza, ma molto tardiva per i suoi effetti, lo stato della Virginia ha pienamente riconosciuto la sua colpa e ha deciso di risarcire (per quanto sia possibile) le vittime della sua passata politica eugenetica di sterilizzazioni forzate. Il risarcimento, che ha più valore morale che effettivo, a questo punto, è pari a 25mila dollari per ogni vittima, per un totale di 400mila dollari. “Non ho mai potuto avere una famiglia, come tutti gli altri. Hanno portato via i miei diritti” è stato il primo commento di una vittima ancora in vita di questa politica, Lewis Reynolds.

La politica eugenetica, dunque la sterilizzazione di tutti coloro che erano ritenuti “non degni di riprodursi” non è stata prerogativa del nazismo, anche se storicamente siamo portati a ricondurla al regime di Hitler. C’è chi ha preceduto i programmi dei nazionalsocialisti di selezione artificiale della “razza” e chi ha proseguito anche dopo la sconfitta della Germania. Il caso della Virginia è uno di questi. Lo stato del Sud degli Stati Uniti ha infatti effettuato circa 7000 suoi cittadini dal 1924 (dieci anni prima del nazismo) al 1979. E non è l’unico, né il più metodico nell’eseguire questa politica. Prima in assoluto, negli Usa, è e resta la California con circa 20.000 sterilizzazioni forzate dal 1909 (quando fu autorizzata nelle carceri) al 1963, quando il programma venne terminato. Una vittima di questa politica californiana, Charlie Follett, intervistato sei decenni dopo la sua operazione, rivela quanto arbitraria fosse questa procedura: stava prendendo il sole in un campo quando venne prelevato e portato in ospedale, senza una spiegazione, senza un perché. “Mi hanno prima iniettato alcune medicine, per addormentare i nervi. Poi ho sentito un ‘snip, snip’ ed era tutto finito”. Era una vasectomia. Da quel momento in poi Charlie era sterile, non avrebbe più potuto avere figli. In North Carolina, altro stato che ha praticato le sterilizzazioni forzate e recentemente ha deciso di compensare le sue vittime, un’altra donna, Deborah Blackmon venne sterilizzata quando aveva 14 anni.

Perché? Erano considerati “indegni” alla riproduzione tutti coloro che venivano considerati “mentalmente deboli”, una categoria estremamente arbitraria in cui potevano rientrare tutti i comportamenti non conformisti. In gran parte dei casi erano sterilizzati carcerati e ricoverati nei manicomi, persone in condizioni difficili come Charlie Follett i cui genitori erano alcolizzati, o come Deborah Blackmon, figlia di una famiglia povera. Le sentenze erano decise da una commissione burocratica. Non c’era processo, non c’era alcuna possibilità di difendersi, né di far valere le proprie ragioni. Fra gli sterilizzati si nota una sproporzione di donne (i due terzi dei casi) e di appartenenti a minoranze etniche, dunque afroamericani, nativi americani e latini. Il pregiudizio razziale era parte fondante del movimento eugenetico, era esplicito, partiva dalla convinzione che un nero avrebbe condotto una vita più dissoluta e incontrollabile rispetto a un bianco e avrebbe avuto una maggior propensione a far figli. Lo stesso discorso valeva per i latini: un quinto delle donne di Porto Rico, nei primi anni ’60, risultava già essere stato sterilizzato, nonostante la ferma opposizione della Chiesa locale. In tutto, sono stati 33 gli stati degli Usa, più Porto Rico, a praticare questa politica. E sempre in Nord America, anche il Canada è stato sia pioniere che assiduo esecutore della sua politica eugenetica.

Sono pochi gli stati, oltre alla Virginia e alla North Carolina, ad aver pienamente ammesso la propria colpa. La California, per esempio, non ha mai risarcito le sue numerosissime vittime e i loro familiari, anche se il governo ha espresso loro formalmente le sue scuse.

L’eugenetica non è un’esclusiva degli Usa, chiaramente, anche se il Nord America è fra i pionieri. In Europa il caso più clamoroso (oltre alla Germania nazista) resta quello della Svezia, dove si era venuta a creare una vera e propria rete di delatori, per segnalare alle autorità chi fosse indegno di riprodursi. Nella peggiore delle stime furono sterilizzate 62mila persone, su una popolazione, nella migliore 30mila, dal 1934 al 1975. Anche nella vicina Svizzera fu attivato un programma simile, che andò avanti fino agli anni 80.

I casi più noti di paesi in cui la politica eugenetica è ancora praticata in modo massiccio sono l’India e la Cina, lontano dall’Europa dunque. In Cina è la politica del figlio unico, ora solo parzialmente emendata, a causare milioni di sterilizzazioni forzate, aborti imposti dallo Stato e veri e propri infanticidi. In India la sterilizzazione è un obiettivo prioritario per i governi locali, che fissano quote di donne da sterilizzare, compensandole, persuadendole, o forzandole in un modo o nell’altro. Anche in India, l’aborto selettivo (delle femmine) è estremamente diffuso.

Ma attenzione a non sentirci ormai immunizzati dal fenomeno. L’eugenetica torna, sotto altre forme e con altri nomi. Torna col diffondersi della fecondazione artificiale, con le sempre maggiori possibilità di selezionare gli embrioni che si svilupperanno in uomini con caratteristiche desiderate. Torna con gli aborti che seguono le diagnosi pre-natali. E soprattutto con l’idea, molto diffusa fra le menti di Planned Parenthood e altre Ong per il controllo delle nascite, che l’aborto possa prevenire una vita disagiata in una famiglia povera. Kermit Gosnell, il medico finito in carcere per tre infanticidi, noto per i suoi aborti molto tardivi, lo diceva chiaramente: la sua era una “guerra alla povertà”, uccideva i futuri poveri prima che nascessero. Ai tempi dell’eugenetica, i poveri venivano sterilizzati.

Read Full Post »

New York – Purtroppo non si tratta di un film di fantascienza, ma di una realta’ ben consolidata negli Stati Uniti. Un mercato, quello degli embrioni (esseri umani) da milioni di dollari. Di pari passo con la promozione delle unioni civili omosessuali e la battaglia per consentire loro l’adozione, si promuove di conseguenza anche la fecondazione eterologa, cui farebbero ricorso – gioco forza –  le sempre piu’ numerose coppie omosessuali, le cui richieste finirebbero per incrementare, loro malgrado, gli introiti della fabbrica degli uomini. Scenario degno dell’ultimo Platone e di George Orwell, negli Stati Uniti e in Europa si lavora assiduamente alla creazione di una societa’ non piu’ fondata su principi naturali e sulla dignita’ e la sacralita’ della vita, bensi’ sul diritto di far soldi di chi gestisce questo mercato. Fino a pochi decenni fa, nelle societa’ occidentali, all’uomo, in quanto tale, veniva riconosciuto il diritto di nascere e di crescere in una famiglia formata da un padre e da una madre; come natura stabilisce per tutti i mammiferi, dopotutto.

Negli Stati Uniti, come nell’Europa del Nord, queste battaglie per la civilta’ avvengono a colpi di spot pubblicitari, di testimonial eccellenti (cantanti e attori) invitati nei talk shows piu’ famosi, di “studi” scientifici, di pubbliche denigrazioni degli oppositori, di processi nei tribunali e decreti legge.

L’anno scorso facendo zapping in tv, mi imbattei in un telefilm in cui l’attrice Heather Graham, gia’ interprete del film “Miss Conception“, si prestava come “surrogate mother” per una coppia di amici. Un malcapitato amico della coppia, ignaro del fatto, si invaghisce proprio di Heather. Durante una cena al ristorante, viene a sapere del fatto e rimane sbigottito chiedendo spiegazioni. Per tutta risposta viene  e attaccato e accusato di essere un “retrogrado” e viene mollato su due piedi dalla progressista “madre surrogata”. Come accennavo, Hollywood viene generosamente in aiuto per supportare il lucroso mercato degli ovuli.

Del tema si e’ occupata Benedetta Frigerio in questo illuminante articolo postato nel 2011 su BastaBugie;

Il 20 settembre prossimo la Corte costituzionale italiana sarà chiamata a giudicare la costituzionalità del comma 3 dell’articolo 4 della legge 40/2004, che vieta la fecondazione assistita eterologa, che avviene con ovuli donati da terzi. Intanto in America il Center for Bioethics and Culture, un network pro life, ha prodotto un documentario che ha appena vinto il premio del Festival californiano di cinema indipendente. Sono riportate interviste scioccanti a donne che hanno donato i loro ovuli, in Stati americani in cui la fecondazione eterologa è permessa. Le interviste ritraggono ragazze la cui vita è stata stravolta. A volte spezzata. Perché, allora, si chiedono alcuni medici nel video, non esiste letteratura scientifica in merito ai rischi della stimolazione ovarica necessaria per la donazione di ovuli? Perché nei campus dei college, nei media e sui giornali esistono pubblicità che offrono centinaia di dollari in cambio di ovuli, in nome del fatto che quel gesto «aiuterà un altro a realizzare il suo desiderio»?

egg donor

…Anche in metropolitana, che fa tanto Blade Runner!

egg donor3

Se si cercasse di rispondere, l’industria della fertilità, che in America fattura miliardi di dollari l’anno, dovrebbe abbassare le saracinesche. Proponiamo qui alcuni passaggi significativi del video. Per chi volesse acquistarlo per intero segnaliamo il sito www.Eggsploitation.com.

«Questi sono molti soldi», esclama una voce, mentre si vede la cifra di 100 mila dollari apparire su un’inserzione. «Se sei alta, attraente e magra – recita uno spot – e hai il desiderio di aiutare qualcuno…». «E chi non vuole sentirsi così?», si chiede ironica una voce. «Fai la differenza, dona i tuoi ovuli», chiosa un’altra pubblicità.

Capisci come questi spot suonino filantropici, non ti convincono solo con i soldi, ma con ragioni umanitarie», spiega una ragazza.

«E mentre soffrivo per i trattamenti di stimolazione ovarica, per andare avanti, mi ripetevo: questo è un mio dovere, questo è un mio dovere», dice un’altra. In tutto il mondo, spiega il documentario, le donne sono sollecitate a donare i loro ovuli, per aiutare coppie sterili ad avere bambini, incrementando così il business dell’industria della fecondazione, che non si preoccupa minimamente di informare dei rischi della pratica. Anche perché non esiste monitoraggio di queste donne e quindi nessuna pubblicazione scientifica con un’ampia casistica.

Sindy racconta di aver trovato su un’inserzione del giornalino dell’università una pubblicità per reclutare donne che avevano ricevuto un’educazione eccellente e che avessero certe caratteristiche, come condizioni per donare i loro ovuli in cambio di soldi: «Cercai di sapere se c’erano complicazioni, ma non trovai nessuno studio sui rischi della stimolazione ovarica».

egg donor2Alexandra spiega angosciata: «Volevo finire il dottorato e mi mancavano i soldi. Mi avrebbero dato 3 mila dollari. Giusto quello che serviva a me. E, in più, mi dicevo, avrei aiutato una coppia sterile». Kella, dopo aver preso i medicinali per incrementare l’ovulazione, ha avuto un ictus, una paralisi, danni al cervello e ha rischiato la morte: «Mi avrebbero dato 50 mila dollari viste le mie caratteristiche», spiega la ragazza. La ventenne Jessica ha donato ovuli per tre volte. Poi un cancro al colon l’ha uccisa. «È morta a 34 anni – spiega la madre – era una compositrice di musica classica, avrebbe potuto fare tanto. Ma ora non c’è più».

L’industria della fecondazione, spiega il documentario, attualmente fattura 6 miliardi e mezzo di dollari l’anno. E opera senza sorveglianze né regole. Quel che si sa è che il 70 per cento dei cicli di stimolazione ovarica fallisce. E che in generale i rischi, assenti dalla letteratura fino a poco tempo fa, sono cancri al seno, all’ovaio e all’endometrio, infertilità futura, emorragie, ictus, infarti, paralisi e morte. (“Assessing the medical risks of human oocyte donation. From stem cell research”, L.Giudice, E. Santa and R. Pool eds, Washington, D.c., National academies of science, 2007).

Il racconto di Alexandra prosegue così: «Essendo ricercatrice in università avevo accesso agli archivi scientifici. Ma non c’era letteratura che parlasse di rischi connessi alla pratica». Suzanne Parisian, già presidente dell’ufficio medico della Food and Drug Administration, corrispondente all’Aifa italiana, sottolinea che «non ci sono numeri complessivi perché i casi di queste donne non sono stati monitorati».

Drew V. Moffiti, endocrinologo per la fertilità riproduttiva, confessa che «di questo mercato si sa poco o nulla».

Ma chi sono le clienti dell’industria? Alcune ragazze universitarie affermano:

Ci cercano, ci offrono soldi, ma non ci parlano degli effetti della pratica. Fanno leva sul fatto che molte di noi si indebitano per studiare».

In effetti la prima reazione di alcune ragazze, ignare di tutto e a cui viene mostrata un’inserzione, è di esclamare: «Centomila dollari se hai caratteristiche particolari? Sono tantissimi soldi!». Il fisico normalmente non può produrre più di uno o due ovuli al mese, si capisce quindi che cercare di produrne a centinaia è una violenza per il corpo, spiega ancora la voce di sottofondo al video. Intanto il filmato mostra le fasi della stimolazione. La prima è quella che serve a frenare le funzioni delle ovaie con le medicine. La seconda stimola l’iperovulazione. La terza fa sì che gli ovuli siano rilasciati dalle ovaie. Da ultimo si procede con l’operazione chirurgica, che serve a estrarle dal corpo della donna.

Continua Kella: «Parlavo con l’infermiera via internet, mi spedì il kit di medicine e mi disse come autogestirmi. Il contratto diceva che eri obbligato a prenderle. Non hanno mai verificato se potevano sviluppare allergie. Non mi hanno fatto alcun esame prima di iniziare. E anche quando non stavo bene dovevo continuare a seguire il protocollo». Non è andata diversamente per Sindy che prosegue: «Dopo la stimolazione mi hanno fatto la risonanza. Avevo circa 50 follicoli (ovuli non ancora maturi, ndr). Mi scrissero una email che diceva che qualcosa non aveva funzionato.

Chiesi se potevo fermarmi lì. Non era possibile, il contratto non lo prevedeva».

Angela con suo marito narra di quando pensò di donare i suoi ovuli: «Andai alla clinica indecisa. In fondo speravo che qualcuno mi dicesse di non farlo se non volevo. Invece, quando mostrai la mia titubanza, enfatizzarono il fatto che mi stessi tirando indietro. Chiesi più tempo per pensare. Mi dissero che ormai non potevo più tornare indietro». L’ultimo step del ciclo, spiega il filmato, è un’operazione chirurgica che richiede l’anestesia. Viene inserito un ago nel corpo per estrarre gli ovuli. «Dopo l’operazione – dice Sindy – mi dissero di andare a casa. Mi alzai dal letto, ma non riuscivo neppure a stare in piedi. Il dolore addominale era troppo forte. Non riuscivo a respirare. Credevo di avere un’emorragia interna. Mi fecero una risonanza, dissero che era tutto a posto. Tornai a casa e il dolore peggiorava. Alla fine ero piena di sangue, ne ho perso tanto che ho dovuto fare diverse trasfusioni. La stimolazione assottiglia i vasi sanguigni che il contatto con l’ago aveva rotto».

Alexandra andava avanti anche se, «dopo nove giorni dal trattamento, iniziai a sentirmi male. È il dolore peggiore che abbia mai sofferto nella mia vita. Andai in bagno e svenni. Quando ripresi coscienza chiamai un amico. Mi portò alla clinica, ma lì mi dissero che non c’era nulla di cui preoccuparsi. Erano solo dolori mestruali più forti. Mi mandarono a casa con gli antidolorifici. Ci rimasi sette giorni, a letto e in uno stato di trans». Dopo altre due settimane di crampi e vomito, il dottore accettò di rivisitarmi». A Sindy dicevano di non preoccuparsi. Erano disturbi mestruali:

La compagnia assicurativa dell’agenzia di donazione di ovuli mi contattò solo per sapere se la mia assicurazione copriva eventuali complicanze».

Alexandra racconta di aver vomitato feci per un’intera notte. Solo a quel punto la clinica accettò di rivisitarla: «Il medico mi guardò l’addome: era pieno di sangue. Impallidì, mi fissò e disse: “Alexandra, so cosa sta succedendo. Le tue ovaie sono attorcigliate intorno alle tube, proveremo a salvarle, ma non è detto che ci riusciremo. Alla fine me le tolsero. Quello che mi lascia ancora senza parole è che se non avessi insistito per farmi visitare, sarei morta. Hanno riconosciuto il danno solo dopo tre visite e venti giorni di dolori consecutivi. Ma non è finita qui. In seguito ebbi gravi problemi all’intestino. Persi 12 chili e ci vollero dei mesi perché mi riprendessi».

È giusto, si chiede la voce del documentario, che una donna, anche se il corpo e la natura non le permettono di avere figli, possa ingannarne un’altra, attentandone per sempre la salute (se non la vita) pur di avere ciò che vuole?

Jacqueline, una ragazza con problemi di fertilità, è morta in seguito a una stimolazione dello stesso tipo di quelle sopra descritte senza sapere che «l’iper stimolazione delle ovaie può causare infarto, ictus, emorragia o morte», prosegue la dottoressa Parisian. Anche ad Alexandra non fu detto nulla dei rischi. Lei, che ha rischiato più volte di morire, prosegue il suo racconto così: «Nessuno nella mia famiglia ha mai avuto un tumore. Io, qualche anno dopo il trattamento, ne sviluppai uno al seno. Feci la chemioterapia e subii cinque operazioni. I due medici che mi visitarono dissero che avevo lo stesso cancro di tante donne che, come me, si erano sottoposte a trattamenti di fecondazione assistita, per sé o come donatrici».

Un mercato ormai messo a norma da quando, nel 2009, lo Stato di New York ha reso legale la compravendita di ovuli, continua la voce del filmato che si rilancia le parole di Alexandra: «La mia storia, le nostre storie, non sono contemplate in nessuna ricerca scientifica. Non c’è un dato, altrimenti sarebbe la fine di questa industria miliardaria». Il video si conclude con una domanda a chi vuole avere un figlio a tutti i costi: «Lo faresti a rischio della salute e della vita di un’altra donna?». E a chi vuole donare i suoi ovuli: «Sei davvero pronta a sacrificare la tua salute o la tua vita per soldi? Siamo sicuri che si tratti di filantropia?». Kella chiude laconica: «Cosa dire, se non che non potrò mai più avere un figlio?».

 

 

 

Read Full Post »

New York –  Oggi su Facebook ho trovato un post inviato dalla pagina di Barack Obama, che aveva come tema l’equiparazione dei diritti civili per le coppie omosessuali:

Everyone should be able to marry the person they love. If you agree, join OFA and fight for equality”.

Fight for Equality

Fight for Equality

Questo il link per partecipare alla petizione: Fight for Equality

Riporto di seguito alcuni degli ultimi commenti relativi a questo post: ne sono stati scritti fin’ora 11.062

I have fallen in love with a goat. Just not any goat but an Alaskan Kodiak Island goat. If I marry this goat can I get him ObamaCare? After all, it is my right to chose what I marry, right?

i believe marriage is between a man and a woman. i however do not have a problem with blessing relationships. also i can’t understand why BO is spending his time doing this instead of trying to do his job. he is an inept president.

Seriously, is this all he has to do with his time it try to make us accept something that is a sin. Why are you pushing this agenda so hard. If I vote next time I will be looking at the third party or will just stay home. It is a sin and it isn’t natural. He is no Christian. Romans 1: 25 Who changed the truth of God into a lie, and worshipped and served the creature more than the Creator, who is blessed for ever. Amen. 26 For this cause God gave them up unto vile affections: for even their women did change the natural use into that which is against nature:
27 And likewise also the men, leaving the natural use of the woman, burned in their lust one toward another; men with men working that which is unseemly, and receiving in themselves that recompence of their error which was meet.

stop forcing yourselves on people

I am astounded at how many people comment on this citing their personal religious beliefs to defend their position on the matter. YOUR beliefs may define you, but YOUR beliefs do not define me, nor do they have any bearing on the legality of marriage in this country. THAT is what separation of church and state is all about, not having a religion forced on you by the state. If you think same sex marriage is wrong then don’t marry somebody of the same sex.

Sad haters will be haters. This isn’t about GOD..this country was founded on the separation of church and state. Bible Thumpers will never get it. It’s about Human Equality. Marriage in this country is a legal issue..NOT Religious. Climb back under your rock you idiots.

Then people should be allowed to marry their cousins, aunts, uncles, sisters, brothers, Mom & Dad. People should be allowed to have multiple wives and husbands. Why not just demean marriage all of the way around??

J.M., that separation argument is baseless. There is no such thing as a separate between church and state. You are believing a lie. It is not in the Constitution. Jefferson’s Danbury letter merely re-affirmed that government could not legislate church nor control churches in any way. Simple research. Give it a try.

Read Full Post »

Educare ad una “pluralità dei modelli familiari e dei ruoli sessuali” e alla “decostruzione degli stereotipie e’ un progetto, in realtà, che segue una strategia molto più ampia, volto direttamente alla formazione degli insegnanti, per giungere, attraverso gli insegnanti, a modellare anche la sensibilità dei bambini.

Il problema, secondo me, è che questa proposta pedagogica si fonda su un’antropologia, su una visione dell’uomo, che ritiene che l’identità sessuale sia una realtà accidentale, mentre l’elemento fondamentale è l’identità di genere, che la persona nella sua libertà decide di assumere. L’idea di fondo è proprio questa: instillare nei bambini piccoli queste idee per produrre un cambiamento culturale.

(don Filippo Morlacchi, direttore dell’Ufficio per la pastorale scolastica del Vicariato di Roma it.radiovaticana.va)

Ellen Page

Ellen Page, l’attrice ha fatto recentemente “outing” dichiarando di essere omosessuale

By engaging a broad audience of youth-serving professionals, including K-12 educators, mental health providers, pediatricians, religious leaders, recreational athletic coaches, and youth development staff (Boys and Girls Clubs, YMCAs, scout leaders, etc.) we can create a thriving LGBTQ youth population.  (Time to Thrive – a Human Rights Campaign)

G.K.Chesterton

G.K.Chesterton

Con la pubblicazione del libro”Eugenics and Other Evils” del 1922, con profetica lungimiranza e acume, l’apologeta inglese G.K. Chesterton metteva l’ignaro pubblico in guardia dai pericoli insidiosi di una nuova teoria che circolava nei salotti progressiti e guadagnava sempre maggior consenso e risalto sui media internazionali: la cosidetta eugenetica.

Eugenics is a nice-sounding word, combining as it does the Greek words for “good” and “birth.” And Francis Galton, who made up the word and the idea, proposed Eugenics “for the betterment of mankind.” But that’s as far as the nice-sounding stuff goes. The actual definition is rather horrible: the controlled and selective breeding of the human race. Galton based his ideas on the theories of his cousin: Charles Darwin. By the beginning of the 20th century, when Darwin’s theory was safely embraced by the scientific establishment, Eugenics was getting good press. The New York Times gave it constant and positive coverage. Luther Burbank and other scientists promoted Eugenics. George Bernard Shaw said that nothing but a Eugenic religion could save civilization.

Only one writer wrote a book against Eugenics. G.K. Chesterton. Eugenics and Other Evils may be his most prophetic book. (Lecture 36, Eugenics and Other Evils
by Dale Ahlquist per The American Chesterton Society)

L’eugenetica, la scienza della “selezione delle nascite” nata nei primi del 1900 e culminata negli orrori degli anni ’40, riuni’ sotto la sua egida intellettuali, scienziati e politici convinti della necessita’ di interferire con i processi naturali per creare una umanita’ semi-divina, priva di imperfezioni e quindi maggiormente efficente per supplire i bisogni della societa’ moderna che stava nascendo, una societa’ dominata dalla tecnica e dall’efficientismo produttivo al cui vertice era lo Stato dittatoriale.

Margaret Sanger

Margaret Sanger

Ricordiamo tutti i campi di sterminio nazisti in cui si sperimentavano tali idee: lobotomizzazione, impianti di arti, sterilizzazioni e accoppiamenti forzate per generare la razza perfetta, il super-uomo, il super-soldato. Non conosciamo pero’ tale Margaret Sanger, infermiera, attivista dei diritti delle donne, pro-abortista, membro della American Eugenics Society e fondatrice della Birth Control Review nonche’ della oggi potente organizzazione Planned Parenthood, di cui il presidente Obama e’ aperto sostenitore, che fu un punto di riferimento per il lancio di tali idee in America;

Eugenics led directly to the birth control movement….After World War II, when the world learned of the horrors of the Holocaust and the death camps, the term Eugenics was utterly discredited. Margaret Sanger was quick to distance herself from Eugenics and began to emphasize Birth Control as supposedly a feminist issue. We don’t hear about Eugenics at all any more.

But unfortunately, the philosophy behind Eugenics is with us still. Generally speaking, all of the original arguments in favor of Eugenics have become the same arguments in favor of birth control, abortion, euthanasia, and even cloning. (Lecture 36, Eugenics and Other Evils by Dale Ahlquist per The American Chesterton Society)

A silent anarchy is eating out our society. I must pause upon the expression; because the true nature of anarchy is mostly misapprehended. It is not in the least necessary that anarchy should be violent; nor is it necessary that it should come from below. A government may grow anarchic as much as a people.”  (Chapter III: The Anarchy from Above)

Ovviamente Chesterton non aveva in mente Obama a quel tempo, ma aveva previsto che questa mentalita’ “orwelliana” sarebbe rimasta in giro a lungo. Non potrebbe essere altrimenti, perche’ fa notare l’autore, questa mentalita’ e’ connaturata con una idea di societa’ che va al nome di Socialismo: una idea ancora troppo presente nel mondo contemporaneo e mal compresa;

The Socialist system, in a more special sense than any other, is founded not on optimism but on original sin. It proposes that the State, as the conscience of the community, should possess all primary forms of property…The first movements for intervention in the deepest domestic concerns of the poor all had this note of negative interference. Official papers were sent round to the mothers in poor streets;… They were questions supposed to refer to the conditions of maternity; but the point is here that the reformers did not begin by building up those economic or material conditions… Another form of the intervention, and one already mentioned, is the kidnapping of children upon the most fantastic excuses of sham psychology…. Others became interested in the hopeless moral condition of children born in the economic condition which they did not attempt to improve. (Chapter VII: The Transformation of Socialism)

Parole durissime ma vere. Ebbene, oggi e’ anche peggio di ieri, perche’ la lotta viene portata avanti in incognito. L’OMS, organizzazione mondiale della sanita’, come la Commissione per i Diritti Umani e le altre organizzazioni sovra-nazionali assieme alle ONG facenti capo alle Nazioni Unite, le quali raccolgono fondi per combattere la discriminazione sessuale nei paesi in via di sviluppo, per vaccinare queste popolazioni, per garantire il diritto delle donne all’aborto al fine di assisterle nella traformazione di societa’ tolleranti e aperte, hanno solo lo scopo di controllare il livello delle nascite in quei paesi. Non e’ un caso che dopo 60 anni di attivita’ e miliardi spesi per questi nobili scopi, non ci sia un solo paese africano uscito grazie all’intervento delle Nazioni Unite dal circolo vizioso della fame, della malattia e della guerra. Le Nazioni Unite sono infatti un ente sovra-nazionale in cui e’ stato sublimato il nocciolo dell’ideologia nazional-socialista, le cui idee oggi sono mistificate dietro al concetto di Diritti Umani e che, come abbiamo appena ricordato, per sua stessa natura ha mantenuto vedute “globaliste” e mire “accentratrici”;

clip_image002

Per capire lo stretto legame esistente fra questa ideologia e l’eugenetica, occorre che leggiate il libro “Eugenics and Other Evils” di G.K. Chesterton.

Ho citato all’inizio del post il manifesto programmatico della Time to THRIVE: HRC (Human Rights Campaign) Foundation in collaborazione  con la National Education Association e la American Counseling Association, dove si afferma appunto di poter “creare una fiorente e prospera comunita’ di giovani omosessuali tramite il coninvolgimento di giovani professionisti che lavorano nelle scuole materne, assistenti sociali e psicologi infantili, pediatri, leaders religiosi, coaches sportivi, e associazioni come i Boys and Girls Clubs e la YMCA.

Mi sembra evidente che anche in questo caso siamo di fronte a un’offensiva politico-ideologica capillare studiata nei mini dettagli, e guardando i loghi degli sponsor che aderiscono all’iniziativa, mi sembra evidente anche il giro di denaro dietro queste campagne mirate ad aumentare la “consapevolezza”, come usa dire qui, sul tema dell’omosessualita’ adolescenziale. Sulla home page del sito compare Ellen Page, la giovane attrice che di recente ha eseguito il rito Hollywoodiano del “coming out” ed e’ stata ufficialmente accolta e incensata dalla comunita’ LGBT e dalla stampa con grande plauso ad honoris causa. L’attrice girera’ presto un film, intitolato “Freehold”,  sul tema, con l’entusiasta supporter Julianne Moore, gia’ attrice nel piu’ famoso”The Kids are allright” (Julianne Moore supports Ellen Page’s coming out, is set to play her lover in ‘Freehold‘).

page

Allen Gingsberg con Chögyam Trungpa

Joseph Sciambra nel suo blog:”How Our Lord Jesus Christ saved me from Homosexuality, Pornography, and the Occult“, si e’ recentemente occupato di Hellen Page in un articlo intitolato:  Academy Award Nominated Actress “Outs” Herself After a Childhood Spent in Buddhist Sect. ;

When such celebrities reveal their homosexuality, I usually like to look at their biographies and find out if there was anything unusual in their childhoods; there always is. In the case of Page: she graduated from a school run by a Western Tibetan strain of Buddhism (Shambhala) that, according to its founder, promotes “[the] ideal of secular enlightenment, that is, the possibility of uplifting our personal existence and that of others without the help of any religious outlook.” As reported in the official Shambhala news magazine, the organization accepts all forms of homosexuality and homosexual practices. They perceive individual approval of homosexuality as a step towards enlightenment: “In enlightened society human relationships foster wakefulness which naturally leads to insight. When we are awake, we appreciate the simple goodness of being alive… enlightenment means completely waking up to our beating hearts.” Just as in heterosexual relationships, homosexual couplings have the same substantial power. In a recent interview, Page described how the teachings of American Shambhala Buddhist nun Pema Chodron was a major influence over her life as she was introduced to her “at a pretty young age.”

This philosophy, which seeks to remove “any religious outlook” is like all New-Age beliefs in that it requires very little from its adherents; in other words – there is an absence of moral dogma. And, as Chodron describes, it’s also ever-changing and subject to regional and local traditions.

There is no TRUTH. For instance, the founder of Shambhala, Chögyam Trungpa, was known to cultivate numerous sexual liaisons with his female students, use illegal drugs, and engage in ceremonial orgies. An early follow of Trungpa was gay poet and vocal NAMBLA (North American Man/Boy Love Association) supporter Allen Ginsberg.

Rimanendo in tema di sponsor e loghi, ecco una speculazione affatto marginale. Ho parlato in un post recente delle radici gnostico-misteriche dell’ideologia nazional-socialista e vi ho promesso un post dedicato a questo argomento, su cui sto lavorando: e’ un lavoro di ricerca che richiede tempo. Vorrei farvi notare che alcuni loghi degli sponsor dell’iniziativa Time to THRIVE, che potete vedere bene su questa pagina: Gender Spectrum e Safe Spaces Project, ricordano in maniera stilizzata, il simbolo della  Trinacria, quindi della svastica;
svastica

svastica

“Gli studiosi sono concordi nell’affermare che si tratta di un antico simbolo religioso orientale, sia che rappresentasse il dio Baal, o il sole, nella sua triplice forma di dio della primavera, dell’estate e dell’inverno, sia che rappresentasse la luna con le gambe talora sostituite da falci lunari. Il simbolo della Triscele vuole rappresentare una concezione cosmica: le tre gambe esprimerebbero, appunto, il movimento cosmico, la vita, il divenire e si ricollega ad analoghi simboli della civiltà indo-europea”.

Il logo della True Colors Fund potrebbe rappresentare invece un altro tema esoterico, l’albero della vita, mentre quello della Caesars Entertainment e’ piu’ esplicito e richiama le spighe del simbolo dell’ONU e quelle che circondano la falce e il martello del partito comunista.

All Things Considered, per citare un altro famoso libro del Chesterton, perche’ mai questo accanimento nella promozione della omosessualita’ fra gli adolescenti? Perche’ volersi infiltrare in un campo cosi intimo e privato come quello della sessualita’ infantile? Molti sono concordi nel dire che due possibili spiegazioni potrebbero essere; 1) il controllo delle nascite e delle risorse naturali mondiali, che seconodo il Club di Roma del nostro Peccei, andrebbero a esaurirsi a causa della sovrappopolazione; 2) soldi.

Il controllo delle nascite viene portato avanti in Occidente con la scusa di difendere i diritti delle donne e con la promozione della omosessualita’, mentre in Africa e nei paesi in via di sviluppo la si ottiene anche con le sterilizzazioni forzate e la sperimentazione farmaceutica (fatto questo confermatomi da un’amica che ha lavorato per una ONG in Africa). L’industria degli uteri in affitto, delle madri surrogate, dei donatori di sperma e degli embrioni congelati evidentememte rende molto bene e fa gola alle multinazionali.  Il controllo delle risorse del pianeta fa ovviamete gola un po’ a tutti, cosi’ come la possibilita’ di interferire con il flusso delle nascite; chi le controlla entrambe ha potere assoluto di vita e di morte sulle popolazioni.

Esagero?

Meglio mettere le mani avanti, come direbbe sempre il Chesterton:

It is often essential to resist a tyranny before it exists. It is no answer to say, with a distant optimism, that the scheme is only in the air. A blow from a hatchet can only be parried while it is in the air”

Read Full Post »