Andrew Mwenda e’ un giornalista radio televisivo ugandese ed un attivista per la liberta’ di parola e il diritto di autoaffermazione economica africana. Una delle sue principali campagne e’ quella di spiegare ai governi occidentali ed al pubblico occidentale come e perche’ gli aiuti umanitari inviati fin’ora non abbiano cambiato la situazione africana. Mwenda sostiene che i media internazionali seguano prevalentemente le nazioni africane colpite da calamita’ naturali e guerre, cioe’ di 6 nazioni africane su 53, rimandando cosi una visione distorta della realta’ africana.
Troppi soldi in questo modo vengono veicolati nelle mani di governi corrotti che anziche’ utilizzarli per il bene dei loro cittadini, li usano per alimentare guerre e rinforzare la loro posizione di potere. Quei soldi non solo non raggiungono mai i recipienti a cui sono stati indirizzati, ma giocano un ruolo attivo nel rendere la vita di quei recipienti ancora peggiore. La maggior parte del denaro ricevuto in aiuti esteri viene usato dal governo, come prima accennato, per mantenere il suo status quo e mandare avanti l’apparato burocratico e l’esercito mentre poco viene investito in agricoltura o nell’educazione. In questo modo il governo accentratore reprime nella violenza l’iniziativa privata soffocando l’economia della nazione, favorendo la corruzione e ponendosi come unica via d’uscita alla poverta’ ; l’unico modo per vivere decentemente e’ quello di lavorare per il governo (e qui mi scatta un paragone azzardato con l’Italia!).
Secondo Mwenda per uscire dalla stagnazione civile ed economica, si dovrebbero invece investire copiosamente i fondi nell’istruzione, creando istituti di ricerca ed universita’ dove gli africani possano studiare ed affrancarsi dal soli, con il loro lavoro ed ingegno, dalla miseria e dalle dittature militari creando cosi’ una propria via democratica. Bisognerebbe aiutare gli imprenditori locali ad avviare una propria attivita’, incentivando cosi la competizione interna per stimolare la domanda e l’offerta e creare una economia interna ed insistere poi sull’export. Insomma, ci vorrebbe meno stato e piu’ impresa privata. Apro parentesi – qui mi viene in mente l’attuale polemica interna americana fra Democratici e Repubblicani; i primi che avvocano per un massiccio intervento del governo in economia, statalizzazioni e sussidi e i secondi che chiedono meno stato e piu’ impresa privata per far riparire l’economia. E mi viene in mente anche un’altra polemica rivampata in questi due anni sempre negli Stati Uniti in seguito all’insediamento del presidente in carica; quella della rivendicazione morale per la riparazione della “schiavitu’ ” da tradursi in termini economici in maggiori sussidi e assistenza statale (case popolari, buoni pasto etc) e priorita’ nell’accesso a lavori statali (qui vedo un parallelo con le osservazioni di Mwenda!) e la replica sul tema di due commentatori afro-americani della PJTV – di cui ho scritto sul post “La discriminazione razziale ai tempi di Obama” – in cui si obietta che la meritocrazia e l’iniziativa personale dovrebbero prevalere sugli atteggiamenti passivi.
Mwenda ha lavorato al Daily Monitor a Kampala e dagli anni novanta sino al 2001 ha condotto un programma radiofonico, lo “Andrew Mwenda Live”. Nel 2005 e’ stato accusato dal governo ugandese di sedizione in seguito alle critiche rivolte al presidente ugandese per l’incidente aereo che causo’ la morte del vice presidente sudanese. Ha prodotto documentari per la BBC sugli effetti negativi causati dal gettito di fondi sottoforma di aiuti umanitari e sulla situazione del debito africano ed ha lavorato come consulente per la World Bank e Transparency international (link disponibile fra i link di questo blog). Nel 2007e’ stato insignito dell’onoreficienza di Knight Fellow dalla Stanford University ed ha fondato il giornale The Indipendent.
Fonte: TED
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