In una vecchia intervista l’ex leader dei Led Zeppelin Robert Plant incalzato su temi politici disse seccato al giornalista: “Senti, io faccio il musicista, non sono stato inviato da Dio per salvare il mondo, quindi parliamo di musica se non ti dispiace“. Allora rimasi perplessa, anzi stizzita da quello che prendevo per menefreghismo. Col senno di poi ho rivalutato quella risposta, l’ho capita e oggi mi piacerebbe che anche gli artisti, musicisti o attori contemporanei prendessero la stessa distanza dalla politica e pensassero maggiormente alla loro musica, a farci sognare, ridere, piangere e soprattutto a non farci pensare alla politica. La funzione sociale moderna, illuminista, laica dell’arte (dico moderna perche’ dai suoi albori fino a due secoli fa l’arte ha avuto una funzione prettamente religiosa e politica) non dovrebbe essere anche quella di farci evadere dalla realta’ che ci circonda aprendo magari nuovi orizzonti e stimolando la fantasia?
Oggi attori e cantanti italiani e stranieri parlano di politica, vanno alle manifestazioni, cantano di politica, si occupano di politica in prima persona, penso a Sean Penn, a George Clooney ad esempio. Rimanendo in America Jon Bon Jovi e Shakira sono stati letteralmente assunti da Obama nelle commissioni che si occupano di Politiche Giovanili… Pensiamo anche a Morgan Freeman e ai suoi interventi pro-Obama e alla propaganda politica nell’ultimo film di George Lucas “Red Tails“. In Italia mi vengono in mente le esternazioni di Riccardo Scamarcio, del solito Celentano, del solito Benigni e il solito Fo (eroi nazionali della Sinistra e per tanto incontestabili; “Ma come ti permetti, hanno ricevuto anche un premio Nobel!?” – “Che importanza ha?… Non vi siete accorti che il Nobel la socialista Svezia lo aggiudica solo a chi fa parte della parrocchietta?“). Parlando di musica mi vengono in mente i Litfiba, i Negramaro, i Negrita, Jovanotti, Fabri Fibra, Antonello Venditti, Fiorella Mannoia solo per citarne alcuni (tralascio ovviamente De Andre’, Gaber, Guccini e compagnia bella). Ci tengo a precisare che mi piacciono tutti gli artisti appena citati, anche se non condivido tutti i testi delle loro canzoni.
Per come la vedo io, sarebbe un atto di buonsenso cantare di politica nel contesto proprio in cui l’espressione artistica avviene, cioe’ nei teatri, durante i concerti, alla radio etc. Abbiamo tutti il diritto di esternare la nostra opinione politica, ma quando si e’ un personaggio in vista che ha per forza di cose un ascendente forte sull’opinione pubblica le cose, secondo me, cambiano.
Mi domando: sara’ etico usare la propria fama per fare propaganda politica e diffondere idee storicamente e filosoficamente sbagliate?
Secondo me, NO.
Mi sembra strano anche il fatto che tanti artisti e cantanti italiani abbiano cosi’ tanto a cuore gli stessi temi sociali, le stesse problematiche sociali di determinate aree del mondo (il “SUD sfruttato del mondo” per dirla con la Mannoia), che la pensino esattamente allo stesso modo e si esprimano esattamente allo stesso modo. Non comprendo inoltre cosa li spinga a credere necessario e impellente metterci al corrente delle loro idee politiche…
Mi spiego meglio con qualche esempio.
L’AFRICA secondo gli artisti.
Sere fa intervistata a “Che Tempo che Fa“, Fiorella Mannoia (che amo moltissimo come artista) parlando di un politico africano assassinato perche’ si era rifiutato di pagare un debito non suo (la storia non e’ stata approfondita), ne ha elogiato la moderna visione politica e sociale bacchettando noi “occidentali” di pensare che un leader africano non possa avere pensieri cosi’ progressisti:
… Noi che abbiamo questa mentalita’ occidentale presuntuosa di pensare che appunto soltanto noi possiamo parlare di certe cose...”
Tutto il SUD del mondo ha un comune denominatore: e’ stato saccheggiato, derubato, tenuto lontano dal progresso e abbandonato a se’ stesso, il nostro (sud) compreso“
Bhe’, insomma, la Mannoia se ne esce male qui. Anche racchiudere in una unica accezzione concettuale questi presuntuosi “occidentali” e’ filosoficamente scorretto quanto accomunare tutti gli africani all’idea di arretratezza, ingenuita’ e bonta’ innate. Passi la storicita’ delle vicende coloniali e degli abusi subiti, e’ appunto un fatto storico incontestabile, sacrosanto parlare dell’ingiustizia del neo-colonialismo ma si specifichi anche che il neo-colonialismo e’ francese, olandese ma anche cinese, brasiliano e indiano e che dietro di esso ci sono delle multinazionali, quindi alcuni uomini di affari che non rappresentano necessariamente governi ne’ volonta’ popolare. Si parli anche per una volta di quelle dure realta’ africane che anche senza l’intervento nefasto degli “occidentali” non tendono a livellarsi. Si parli della discriminazione delle donne presente ancora in molte nazioni africane, delle mutilazioni genitali, della mentalita’ superstiziosa e animista che pervale in moltissime zone e porta a commettere anche crimini assurdi, come nel caso degli omici degli “albini”, temuti portatori di sventure, delle brutali lotte fra clan, dei bambini soldato, dei terroristi islamici somali che bloccano i convogli umanitari “occidentali” per evitare la distribuzione alla popolazione locale… Pensiamo al tema della difesa dell’omosessualita’, uno dei cavalli di battaglia della Sinistra che in occidente ha portato i suoi frutti, mentre in molti stati africani e’ ancora una prassi comune l’omicidio del “diverso”. Si dica anche che diverse realta’ religiose sono li’ da sempre in prima fila per aiutare la crescita umana e sociale degli africani e dei centro americani. Che diverse realta’ laiche (occidentali) sono presenti per dare assistenza medica e non solo: ingegneri, biologi etc. sono molti impegnati nell’aiutare le zone piu’ martoriate. Insomma si dica la verita’ tutta intera ogni tanto.
Ci si chieda anche a mente lucida del perche’ tanta Africa ancora non riesca ad affrancarsi da certe realta’ e pensiamo in contemporanea alla storia europea e alle battaglie fatte nei secoli per sconfiggere occupanti stranieri, monarchi e dittatori e ottenere la democrazia. Il politico cui accennava la Mannoia aveva chiesto solidarieta’ agli altri leader africani; questi gliel’hanno rifiutata ed e’ stato infine ucciso. Cosi’ ha lasciato intendere la Mannoia. Da chi e’ stato ucciso? Non ce lo ha detto. Allora chiediamoci anche perche’ quei leader africani non hanno solidarizzato fra loro per sostenere una causa di comune interesse.
Qui capitano a fagiolo alcuni libri dello scrittore Vidia Naipaul (ne ho parlato in diversi post) e l’intervento di Flavio Caroli del 22 gennaio sempre a “Che Tempo che Fa” (contestabile o meno bisognerebbe rifltterci su e approfondire) che alla domanda di Fazio sul perche’ egli affermi che la nascita della psicologia moderna e della fisiognomica siano una specificita’ della cultura occidentale, risponde cosi’:
“…perche’ l’uomo occidentale e solo l’uomo occidentale ha deciso di analizzare la propria ANIMA, di analizzarsi, di psico-analizzarsi… Le altre grandi culture del pianeta, pensi ad esempio alla cultura cinese, sia nella versione buddista che nella versione taoista, o anche la cultura islamica etc., sono tutte culture che prevedono una simbiosi fra l’uomo, la natura e la propria anima (si basano quindi sulle relazioni intercorrenti fra queste tre realta’) invece l’uomo occidentale ha deciso di analizzarla (l’anima), di metterla su un tavolo anatomico e di sezionarla. Lei se la immagina una seduta di psicoanalisi a Pechino o a Baghdad per dire? No, quelle sono culture che hanno risolto quel problema in altro modo, secondo altre filosofie. Io non ho la piu’ lontana idea su cosa sia meglio o peggio, devo (solo) prendere atto che c’e’ una evoluzione. Qui la radice di tutto e’ Socrate in occidente… li’ e’ cominciato il modo in cui l’uomo occidentale ha iniziato a chiedersi “chi e’ “. La domanda di fondo e’ “chi sono io?“
Ed ha ragione: il motore dell’evoluzione culturale e umana e’ stato ed e’ proprio quello di chiedersi “chi sono io?“. Da Socrate a Husserl da James a Freud la filosofia e la psicologia occidentale hanno investigato a lungo su questo tema. Dalla scoperta di se’ stessi si passa al riconoscimento e alla scoperta del prossimo. Da questo costante processo filosofico sono nate le scienze, la chimica, la fisiologia, l’anatomia, la fisica, l’ingegneria… e le risposte sociali, politiche e scientifiche che ne sono scaturite sono oggi davanti ai nostri occhi. Potrebbe essere questa una chiave di lettura per capire come mai in Nord Africa, in alcune nazioni africane e in altre nazioni asiatiche non si sia ancora giunti agli stessi risultati? Da questo punto di vista ritengo quindi assurda la posizione di chi denigra l’occidente senza inquadrare la critica in un contesto piu’ ampio. Quella e’ propaganda politica, non critica sociale.
Dagli artisti MAI una parola di solidarieta’ per i cittadini asiatici, orientali o per quelli dell’Est Europa: nel loro vocabolario esistono solo l’Africa, il Sud America e la Palestina
(Nella foto: il giornalista Alessandro Gilioli in Nepal)
Nel vocabolario della Sinistra nostrana non rientra lo degno per le condizioni disumane in cui lavora tanta gente in Cina. Non ho mai sentito nessuno accennare ai lavoratori della Apple in Cina, sfruttati e sottopagati, molti dei quali commettono suicidio (forse e’ un tabu’: dopotutto Steve Jobs lo faranno presto beato…) oppure dei bambini della Birmania costretti a lavorare 12 ore al giorno per costruire infrastture turistiche di cui non godranno mai, del Nepal sotto la pressione dei militanti del partito Maoista cinese… Neanche del Tibet si parla molto in Italia. Eppure a scanso di equivoci storici basterebbe leggere questo libro: “La Rivoluzione della Fame” di Jasper Becker per farsi un’idea concreta, storica dell’estensione nefasta di cui e’ portatrice quella ideologia se messa in pratica.
Non sento mai parlare delle lavoratici ucraine o romene in Italia, nessun artista da’ loro voce. Perche’ tante donne lasciano il loro paese e la famiglia per lavorare nelle vostre case? Perche’ amano l’Italia? Certo che no. Perche’ nei loro paesi l’economia afflitta da decenni di comunismo ha dilaniato il tessuto sociale ed economico. Guardate cosa sta accadendo oggi in Romania dove i socialisti in strada stanno protestando violentemente contro l’attuale governo, accusato di essere gestito da un dittatore, che non ostante l’approvazione al premier Basescu riconfermata dall’esito referendario, si sono indirizzati all’Unione Europea chiedendo di sollevarlo dall’incarico e di fermare le riforme necessarie per far ripartire un’economia in bancarotta. Pensiamo all’Ucraina, alla Moldova… In alcuni paesi dell’est veri e propri squali hanno preso in mano il denaro senza condividerlo con i cittadini, la lunga mano della Russia si fa ancora sentire e l’unica via d’uscita e’ spesso l’espatrio. Chi parla delle loro storie? Chi parla delle terre confiscate loro, come avviene ancora in Cina? Dei parenti messi in galera come oppositori del regime, come avviene ancora in mezzo mondo? Nessuno ci scrive una canzone?No. Non aiuterebbe la causa, non se ne deve parlare. Immaginatevi di parlare a un romeno che ha avuto lo zio in carcere per 18 anni della bonta’ del comunismo: come vi risponderebbe? E’ meglio allora parlare di quella utopia a giovani inconsapevoli dei paesi in via di sviluppo che anelano alla giustizia sociale e continuare a promuovere ed assecondare questa visione laddove puo’ ancora prendere piede, oppure farsene portavoce nei licei statali italiani.
Cito a tal proposito una iniziativa sul sito del Movimento Radical Socialista: “Inizia domani, e continuerà per molti martedì (quanti? chissà…), la rubrica “La Sinistra e la scuola”, in cui si vedranno sfilare articoli di vario genere sulla scuola ma, inizialmente, soprattutto interviste a docenti, per lo più di scuole medie superiori, appartenenti al MRS o simpatizzanti del MRS o, semplicemente, “cani sciolti” della Sinistra.”
Ascoltiamone alcune:
11. Secondo alcuni, i finanziamenti pubblici alle scuole private permettono ai genitori di godere di una maggiore offerta formativa. Secondo me, invece, costituiscono una vergognosa ingiustizia. Quale è la tua opinione a tal proposito?
Ho già detto che a mio parere le scuole private sono un’ingiustizia in uno Stato democratico.
9. Cosa pensi dell’insegnamento della religione a scuola?
A. Sono contrario. Di religione si parla già abbastanza nell’ora di filosofia (e questa è una materia che estenderei a tutte le scuole superiori).
B. Purtroppo con i concordati, specie con quello dell’84, la religione cattolica, che non è più religione di Stato, viene insegnata, come materia facoltativa, anche nelle scuole dell’Infanzia, addirittura per due ore come nelle scuole elementari. Quel che è peggio è che spesso non vengono rispettate le leggi vigenti per garantire le scelte alternative all’ora di religione, discriminando così chi non vuole frequentarla. L’ora di religione costituisce indubbiamente una dissonanza contestuale. Per questo mi sono resa disponibile come responsabile del Progetto Ora Alternativa, www.oraalternativa.it promosso dall’Uaar, www.uaar.it (Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti)
3. Berlusconi afferma che la scuola italiana è controllata dalla sinistra e che i libri di storia sono scritti, in gran parte, da esponenti della sinistra. E’ vero, secondo te?
Potrei rispondere con una battuta: Marx i libri li scriveva, mentre Hitler li faceva bruciare (e ne massacrava gli autori); Marx scriveva “Il capitale”, i borghesi pensavano invece ad accumularlo, il capitale! Una certa – come dire – differenza storica c’è. Anche la Chiesa distruggeva la cultura laica (il famigerato “Indice dei libri proibiti”), mandava al rogo gli scrittori e perseguitava la scienza. Poi è vero che gli intellettuali sono stati perseguitati anche dallo stalinismo. Credo di poter affermare, senza faziosità, che la cultura di sinistra è decisamente più profonda di quella di destra. Poi bisogna vedere cosa si intende per “sinistra”. Credo che i libri di storia attualmente in circolazione non siano mai apertamente schierati, né faziosi. E io non ne adotterei mai uno che manifesti esplicitamente le… mie stesse idee radicali!
Ma credo anche che dell’analisi della storia “materiale” (economica e sociale) introdotta dagli storici “di sinistra” secondo l’ispirazione del materialismo storico marxiano, nessun autore di manuali scolastici possa più fare a meno.
Sempre dal sito ecco alcune “Considerazioni sull’occupazione studentesca” del professor Lorenzo Galbiati:
“Mentre nella mia scuola milanese imperversa l’occupazione studentesca e il Preside è in agitazione, io me la godo. Me la godo enormemente. Mi piace, mi piace molto la settimana di occupazione da parte degli studenti… Perché me la godo? Beh, perché non lavoro, ovvio. Almeno, così dicono in molti. Beati gli insegnanti, che lavorano solo 18 ore la settimana – l’orario completo di una cattedra -, e che per di più vengono pagati per le ore di occupazione, no? No, sono qui per dire quanto siano belle le occupazioni per uno come me, che la scuola se la gode davvero… Me ne frega davvero poco di insegnare biologia, chimica, scienze della terra. Non è quello l’importante. Me ne frega ancor di meno che loro imparino la classificazione delle gimnosperme, la formula del bicromato di potassio, la struttura base dei minerali silicatici. Mi interessa, e molto, discutere con gli adolescenti, impostare discorsi dialogici con loro. Mi interessa seguire lo sviluppo cognitivo degli adolescenti offrendo loro strumenti affinché possano includervi le competenze logico-deduttive, le capacità di analisi e sintesi, la maturità di saper impostare un discorso in modo produttivo e coerente, fino ad arrivare a formulare un giudizio spassionato e sempre passibile di cambiamento per amore della verità – e per spregio dell’amor proprio.
In Italia manca la cultura scientifica. Colpa del fascismo, in parte, si sa, la riforma Gentile, di stampo idealistico, non aiutava certo lo sviluppo del pensiero scientifico – per tacere di quello che il regime ha fatto concretamente per svilire il ruolo sociale della conoscenza scientifica (bisognava credere e combattere, vero?) e impedire di fatto lo sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica. E, se mi permettete il luogo comune che a me non pare del tutto campato per aria, colpa anche dell’italianità ossia della natura emotiva, irrazionale, artistica e amante delle contraddizioni, dell’agire carismatico, se non autoritario, degli italiani. La scienza non è emotiva ma razionale, non va a braccetto con la sensibilità artistica immatura, quella che non ama sapere come è fatto un fiore sennò si perde il gusto di guardarlo e odorarlo, non ama il carisma dell’autorità perché per sua natura è antiautoritaria, antidogmatica. Che fatica impostare discorsi in modo scientifico, in Italia; affrontare questioni politiche ed etiche secondo un approccio scientifico – senza voler fare della scienza un dio, per carità: è scientifica una proposizione solo se può essere contraddetta, non se è infallibilmente vera!*
—- *Questo e’ un punto fondamentale: il relativismo culturale come mezzo di emancipazione dai “dogmatismi” di una “verita’ ” acquisita nei secoli e data per incontestabile. Platone fu uno tra i primi filosofi a porsi il problema. Se tutto e’ relativo e il concetto di lecito e illecito, legale e illegale, lo stesso concetto di bene e di male sono arbitrari, allora non sussistono neanche le basi comuni minime per garantire la convivenza sociale in uno stato. Altra deriva del relativismo culturale moderno: contano piu’ le opinioni che i fatti e questo rende la vita degli stessi insegnanti molto difficile —-
Ecco perché spero che gli studenti del mio liceo classico vengano a scuola in tanti in questi giorni, e non per entrare in classe spinti dalla falsa coscienza di fare il loro dovere – compiacendo ai diktat espliciti o impliciti, e moralmente ricattatori, di genitori troppo zelanti nel non-educere un bel niente dal figlio – ma per dedicarsi attivamente all’occupazione studentesca e per chiedere a noi docenti non di fare il servizio d’ordine – ho fatto il servizio civile, volete che faccia il carabiniere a scuola? dimenticatevelo!
Da parte mia, spero che il programma dell’occupazione venga rispettato e che la mia presenza agli incontri tenuti da esperti autorevoli (alcuni di rinomanza nazionale) su eutanasia, “dico”, periferie cittadine, politiche americane post 11 settembre, ambiente, immigrazione e integrazione, volontariato, sia gradita. Perché io me li godrò quegli incontri.”
Il programma e il punto di vista del prof. rispecchiano appieno l’ideologia di cui vuole farsi portatore.
D’altronde non era proprio Gramsci a spingere tanto sul ruolo delle scuole secondarie nella formazione di una “coscienza di classe popolare di sinistra”?
Concludiamo con alcune parole del vecchio Gramsci, tanto amato dai docenti italiani (vedi qui):
Lo Stato socialista non è ancora il comunismo, cioè l’instauramento di una pratica e di un costume economico solidaristico, ma è lo Stato di transizione che ha il compito di questo compito non può essere attuato dalla democrazia parlamentare.
La creazione dello Stato proletario non è, insomma, un atto taumaturgico: è anch’essa un farsi, è un processo di sviluppo. Presuppone un lavoro preparatorio di sistemazione e di propaganda. Bisogna dare maggiori poteri alle istituzioni proletarie di fabbrica già esistenti, farne sorgere di simili nei villaggi, ottenere che gli uomini che le compongono siano dei comunisti consapevoli della missione rivoluzionaria che l’istituzione deve assolvere.
La preparazione ideologica di massa e’ quindi una necessita’ della lotta rivoluzionaria, e’ una delle condizioni indispensabili alla vittoria.
Oggi le cose sono cambiate e molta acqua e’ passata sotto i ponti, eppure “The Song Remanis the Same”…
Buongiorno e bentornata :)
Ho due o tre cose da dire, sarebbero di più ma l’articolo è lungo e il tempo ahimé… :(
Intanto sugli artisti: sono sempre e comunque “mercanti”, non puoi sperare che si vada dal mecenatismo alla “fabbrica dei sogni” così, ideologicamente. Vendono un prodotto che la gente compra, aiutano le persone a semplificarsi nel semplice appartenere a questa o a quella fazione.
Sul denigrare l’occidente: intanto, non essendo Dio ( ;D ), non hai modo di sapere davvero cos’è accaduto nella storia della tua specie. Socrate è contemporaneo di moltissimi filosofi orientali ed appartiene a un periodo storico preciso… ma impreciso :/ l’uomo ha saputo distruggere più volte la propria cultura e ci è ripassato sopra, di fatto inventandosela di nuovo.
Senza contare che quella “cultura occidentale” di cui parli (e cioè quella della zona che oggi chiamiamo “mediorientale”, perché è agli Accadi che fa riferimento) si muove attraverso conquiste militari. Distinguere la cultura in nazioni/continenti e classificarla secondo dei “risultati” può rivelarsi un’autentica boiata: “noi siamo biondi e loro no, perché?”
E se ti sembra un paragone assurdo, ti ricordo i casi mediatici di Englaro e Welby, ti rammento che a Roma da Piazza S.Pietro c’è una via piena di luci (meravigliosa) che arriva fino al Tevere e poi ci sono i senzatetto,
Sulla scuola: il pericolo è concreto ed inizia, purtroppo, ben prima delle superiori. Anche se la scienza la si insegna a scuola. D’altra parte un insegnante umano è ancora maggiormente stimolante per la mente di un ragazzino rispetto a un non umano. Ripongo pochissime speranze negli ipad+internet (se mai faranno una Khan Academy in italiano), ma di due cose io sono certo: la trasmissione della cultura per osmosi (raccontando le proprie esperienze) NON FUNZIONA, la trasmissione per informazioni asettiche NON FUNZIONA, ciò che ho visto funzionare è la trasmissione attraverso il gioco e l’intrattenimento e attraverso i laboratori.
Sul relativismo culturale: ho pochi dubbi :D Molto varia, molto contraddittoria, molto difficile da contenere ed accettare, ma la cultura umana è UNA, e il suo percorso va necessariamente verso l’unificazione. La speranza è che avvenga senza ulteriori conquiste violente, ma qui siamo noi a fare la differenza.
… è sempre un piacere :D Tante buone cose!