Premessa: va notato che tre problemi su tutti, di estrema importanza, vengono beatamente ignorati da tutti gli schieramenti politici. Per questo dico a malincuore che anche quegli schieramenti per cui nutro un pizzico di simpatia, hanno perso credibilita’.
Veniamo adesso ai vari programmi, spacciati da ciascun esponente come “vera novita’” nel panorama politico italiano, quando invece, ripropongono tutti la stessa idea con variazioni di forma minime: il comunismo.
Quello di Rivoluzione Civile mi sembra un programma un po’ vago e utopistico, lontano dalla complessa realta’ economica e politica internazionale e concentrato al dettaglio esclusivamente su un aspetto della politica interna, seppur primario, come la necessita’ di sconfiggere le infiltrazioni mafiose nelle commistioni burocratico-clientelari. Come intende proseguire l’inquisitore Ingoria? Implementando il piu’ bieco Comunismo di stampo stalinista, sin’ora rimasto intentato in Italia: processi, presunzioni di colpa, sequestro di beni, processi sommari. Non per niente a Sanremo stanno gia’ facendo le prove tecniche con tanto di coro dell’Armata Russa… Ascoltiamolo quando parla di tracciabilita’ dei capitali e di incriminazioni preventive;
Mi sono riletta anche il programma di 5 Stelle: tutte le buone idee con cui Grillo ha conquistato un vasto pubblico, le ha prese da economisti liberisti (principalmente americani). Condivisibili le proposte sul free wi-fi per tutti e la digitalizzazione della burocrazia, l’accento sulla “riconversione ecologica” del trasporto locale, la lotta per il parlamento pulito, contro le caste. Pero’ a ben vedere, si capisce che per mettere in pratica questo progetto utopico in realta’ si lascerebbe poco spazio alla democrazia, proprio come affermano alcuni ex Grillini:”altro che democrazia dal basso, si tratta di totalitarismo dal basso” anzi meglio, di dittatura del ceto medio-basso. Perche’ hanno usato il termine totalitarismo? Innanzitutto perche’ molte delle di Grillo sono suggerite da un signore che rimane dietro le quinte, Casaleggio, fatto questo assai poco democratico e trasparente, un tizio che come lui non accetta il dialogo aperto con l’elettorato. Poi perche’ vista la natura stessa del movimento e del programma, che per funzionare hanno bisogno della fedelta’ cieca e di un comportamento assertivo alle idee del movimento, non viene tollerato chi ha idee differenti, quindi li epura.
Il modello socio-economico promosso dal 5Stelle implica l’imposizione su scala nazionale di una utopica decrescita economica, cioe’ una involuzione economica verso la iper-localizzazione come ricetta per creare lavoro ridando lustro a professioni che quasi nessuno vuole piu’ fare, sia come mezzo per attuare una redistribuzione equa della ricchezza, un modello che si basa sull’autonomia energetica scaturita da fonti esclusivamente rinnovabilii e il decentramento amministrativo. Si tratta di riforme che si possono attuare solo su scala regionale o provinciale e in un contesto federale. Inoltre il modello proposto da Grillo puo’ funzionare solo se condiviso da una vasta maggioranza di cittadini pienamente consapevoli delle conseguenze della loro scelta (fatto di cui dubito). Visto che la cosa e’ improbabile, in caso di vittoria il programma di decrescita sarebbe imposta assai poco democraticamente da una dittatura di pochi: si tratta alla fine anche qui della vecchia ricetta comunista. Anche nei paesi dell’Est, in Cina e in Russia i comunisti sono andati al potere con la promessa di redistruire equamente la ricchezza e di fare piazza pulita dei politici corrotti.
Inoltre, a monte di cio’, sia nel programma di Grillo che in quello di Ingroia, come accennavo in principio, non si fa menzione alla politica estera (che e’ invece fondamentale nel contesto attuale in via di ridefinizione) se non per riaffermare la necessita’ del disarmo e la diminuzione del budget per la difesa: una cosa assurda oggi come oggi. Non si dice poi come si intende mandare avanti una nazione di 61 milioni di anime e di imprese, in recessione, che hanno bisogno di enormi quantita’ di petrolio per mandare avanti la baracca, per far girare i camion, per scaldarsi, per illuminare le strade, per far funzionare i frigoriferi… Le rinnovabili? Siamo seri: una riconversione energetica su scala nazionale di tale portata implica decenni di programmazione e di investimenti. Non abbiamo ne’ il tempo ne’ il denaro per farlo. Con le utopie si fanno proseliti, ma non si cambiamo le cose . E noi abbiamo bisogno di un cambiamento radicale in Italia.
Votare per Ingroia equivale per molti versi a votare per Grillo: equivarrebbe cioe’ a dare il colpo di grazia all’Italia. Non si combattono corruzione e disoccupazione con piu’ socialismo e piu’ controllo, perche’ in questo modo perpetuiamo lo stato delle cose. Grillo auspica, in realta’, un modello di tipo americano, libertario e conservatore, anche protezionsita (cosa assai poco praticalbile oggi), ma allo stesso tempo ragiona da socialista, quindi la sua ricetta non puo’ funzionare. Come la sostieni oggi come oggi la sanita’, l’istruzione e le pensioni pubbliche senza avvalerti di un modello di tipo libertario? Dice Grillo:
“Sulle pensioni bisogna essere chiari. Deve esserci un minimo per gli indigenti (1.000 euro?) e un tetto massimo per tutti gli altri e nessun innalzamento dell’età pensionabile. La riforma delle pensioni si deve fare per tutti o per nessuno. Mettiamo un tetto massimo pensionistico a ogni italiano, ad esempio 2.500 euro, vietiamo il cumulo di pensioni, e, soprattutto, diamo a ogni pensionato una pensione commisurata a quello che ha realmente versato“
Mi sembra una contraddizione in termini, a voi no? Modello contributivo e tetto massimo per ogni cittadino sono due concetti in contraddizione fra loro. Non vedo niente di male se un imprenditore che ha lavorato onestamente per una vita prenda una bella pensione; perche’ togliere del suo per darlo ad altri? Non e’ moralmente corretto. Questa e’ la critica che muovo al questo concetto di “giustizia sociale” redistributiva alla cui base c’e’ sempre chi decide delle finanze altrui, un modello che lascia in questo modo spazi liberi ai corrotti. Inoltre il denaro per mantenere le pensioni minime, dove lo si trova? E’ sufficiente diminuire la pensione dei parlamentari ed eliminare le auto blu?
Se non si attua prima una ri-conversione individuale verso la moralita‘, se non si crea un vero senso di appartenenza alla nazione (non allo Stato) e una revisione della forma di governo che metta al centro l’individuo e non lo Stato come attore principale, se non si attua cioe’ una riforma in senso libertario e conservatore, non cambia niente. Io sono una grande fan dello “Stato piccolo”, del federalismo, delle autonomie locali, e anche delle auto elettriche, della casa ecologica, del cibo organico, della vita frugale. Sono per uno Stato in cui esiste pero’ una vera economia liberista e non un apparato statale come il nostro, cioe’ socialista, burocratico, impiegatizio, monopolista, che regola ogni aspetto della vita economica e sociale dando luogo a fenomeni corruttivi e procurando l’asfissiamento del mercato del lavoro e delle energie produttive e creative italiane e l’aumento costante della presione fiscale. Ma sono pure consapevole, come dicevo prima, che questo modello e’ possibile solo in una nazione che pone al centro del suo agire la persona umana e i suoi diritti, e che riconosce in primis la priorita’ della natura umana come base e fonte del diritto come indicato nella Dichiarazione di Indipendenza Americana;
We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness.
Quel “We the People” infatti non va inteso in senso socialista, non ha lo stesso significato de “el Pueblo Unido“; e’ piuttosto l’affermazione della volonta’ dell’individuo che sceglie liberamente e consapevolmente di appartenere a una societa’ e di vivere secondo le leggi emanate dallo Stato, di cui si fida, perche’ (e fino a quando) gli viene garantito che lo Stato rispettera’ il suo diritto alla vita, alla liberta’ e al conseguimento della felicita’ personale. Aderisce in quanto lo Stato si fa garante dei suoi diritti naturali, che riconosce, e gli assicura una cornice entro cui vivere sicuro e prosperare, senza opprimerlo con troppe tasse e leggi che regolino le attivita’ commerciali. Questa mentalita’ rese unici gli Stati Uniti.
Facendo un confronto con la tanto esaltata Costituzione Italiana, ci accorgeremo che e’ lo stesso concetto di democrazia che manca alla sua base, perche’ questa vede nella Repubblica e nel popolo sovrano, ma non nel singolo individuo creato libero, la fonte delle liberta’ e dei diritti del cittadino, che inoltre si premura di definire:
Art. 1
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
E’ incisa nel DNA dell’Italia la sua natura non democratica. Inutile allora ogni demagogia e retorica se non si afferra il problema di base.
Tutto cio’ che ho appena detto e’ riassunto molto bene da Ayn Rand in “The Nature of Government,” from The Virtue of Selfishness. Copyright (c) 1961, 1964, by Ayn Rand. used by permission of Dutton Signet, a division of Penguin Group (USA) Inc.;
A government is an institution that holds the exclusive power to enforce certain rules of social conduct in a given geographical area. Do men need such an institution—and why?
…Men can derive enormous benefits from dealing with one another. A social environment is most conducive to their successful survival—but only on certain conditions.
The two great values to be gained from social existence are: knowledge and trade. Man is the only species that can transmit and expand his store of knowledge from generation to generation; the knowledge potentially available to man is greater than any one man could begin to acquire in his own lifespan; every man gains an incalculable benefit from the knowledge discovered by others.
The second great benefit is the division of labor: it enables a man to devote his effort to a particular field of work and to trade with others who specialize in other fields. This form of cooperation allows all men who take part in it to achieve a greater knowledge, skill and productive return on their effort than they could achieve if each had to produce everything he needs, on a desert island or on a self-sustaining farm.
If men are to live together in a peaceful, productive, rational society and deal with one another to mutual benefit, they must accept the basic social principle without which no moral or civilized society is possible: the principle of individual rights.
The precondition of a civilized society is the barring of physical force from social relationships—thus establishing the principle that if men wish to deal with one another, they may do so only by means of reason: by discussion, persuasion and voluntary, uncoerced agreement.
A society that robs an individual of the product of his effort, or enslaves him, or attempts to limit the freedom of his mind, or compels him to act against his own rational judgment–a society that sets up a conflict between its edicts and the requirements of man’s nature—is not, strictly speaking, a society, but a mob held together by institutionalized gang-rule.
Such a society destroys all the values of human coexistence, has no possible justification and represents, not a source of benefits, but the deadliest threat to man’s survival. Life on a desert island is safer than and incomparably preferable to existence in Soviet Russia or Nazi Germany.
If some “pacifist” society renounced the retaliatory use of force, it would be left helplessly at the mercy of the first thug who decided to be immoral. Such a society would achieve the opposite of its intention: instead of abolishing evil, it would encourage and reward it.”
Alisa Zinov’yevna Rosenbaum, alias, Ayn Rand (1905 – 1982) era una intellettuale ed esule russa fuggita negli Stati Uniti in seguito alla Rivoluzione Bolscevica. Pressocche’ sconosciuta in Italia, in America e’ ancora oggi tanto amata e seguita quanto incompresa e odiata. Le sue analisi provocatorie sulla natura dell’uomo e del governo, sull’arte e sull’economia stanno tornando pero’ di gran moda negli Stati Uniti dove il suo nome sta circolando sempre piu’ insistentemente nei dibattiti culturali e politici. Per saperne di piu’ vi suggerisco caldamente di dare un’occhiata all’Ayn Rand Institute.
Tornando ai giudici, adesso anche Grasso si butta in politica… Siamo tutti d’accordo sul fatto che sconfiggere la mafia sia la priorita’ in Italia (“Dobbiamo liberare l’economia e lo sviluppo dalla criminalità organizzata, colpendola sia nelle strutture finanziarie che nell’intreccio con gli altri poteri, a partire da quello politico”), ma serve davvero riempire il parlamento di giudici? Una volta al governo avrebbero realmente il potere di sconfiggere sta mafia? Anche Di Pietro e’ entrato in politica per sconfiggere la corruzione, poi e’ dovuto scendere a patti coi camorristi. De Magistris e’ entrato in politica. Inoltre sono tutti simpatizzanti di sinistra, tutti pasionari questi giudici che aspirano a cariche politiche, quindi di quale ricetta nuova parlano se non vogliono limitare il potere dello stato in economia, che e’ il mezzo principe con cui la mafia prospera?
Nessuna. Rileggetevi la storia italiana dall’Unificazione in poi: lo stato, la mafia e la massoneria si sono aiutati sin dall’inizio. Non serve quindi un’altro Di Pietro al governo, ne’ una nuova casta di giudici: serve la ricetta economica e politica giusta, che potrebbe essere un misto fra quella di Monti, quella di FID e Italia Futura ad esempio. Peccato quindi che Italia Futura non abbia mantenuto l’alleanza con FID e si sia sbilanciata molto con un Monti che a sua volta, ahime’, non solo sta aprendo un po’ troppo a sinistra, ma mi fa pensare tra l’altro che l’opposizione di quelle “caste” cui pure lui accennava, sia talmente forte che chiunque voglia tentare di cambiare le cose debba per forza scendere a patti con queste. Come diceva Fabio Scacciavillani di FID:
Il problema non e’ creare un altro partitino che copre un altro pezzettino dell’ellettorato. Qui il problema a monte e’ di natura pre-politica; qui c’e’ una casta burocratico-clientelare che tiene insieme: partiti, imprese etc… ILVA, Finmeccanica, MPS, tutti hanno mangiato su questo piatto, proprio tutti; Bersani, Berlusconi, quelli che sono in lista con Monti. In ogni impresa pubblica si spartiscono i posti. Se andiamo a vedere le alte cariche pubbliche, la Ragioneria dello Stato, e’ tutta una cricca e una casta che impedisce le riforme e si protegge fra se’, che approfitta dei soldi pubblici, perche’ sono i Direttori Generali dei ministeri le vere centrali di spreco e di malaffare. Quindi la prima cosa e’ sventrare questo sistema.
Se tagli i gangli della mafia e le sue affiliazioni politiche, sara’ piu’ difficile che questa corroda le istituzioni. Come lo fai? Modificando lo stato in senso non monopolista, possibilmente decentrando, federalizzando e liberalizzando, senza pero’ rinunciare alla sanita’ pubblica, che deve pero’ essere ben governata e non gestita clientelarmente etc. Legando le imprese alle universita‘, formando per le professioni del futuro richieste dal mercato, dando possibilita’ ai giovani di aprire start-ups, di accedere al credito senza finire in mano a mafie e strozzini. Il sistema pensionistico contributivo ad esempio e’ giusto e funziona e la sanita’ pubblica puo’ essere bene integrata dal sistema privato, pero’, cio’ puo’ avvenire solo in una economia vivace, liberalizzata e vigilata tramite un sistema di “pesi e misure” che mettano anche al centro del discorso il “cittadino”, introducendo ad esempio le class actions, come negli Stati Uniti, che danno potere effettivo ai cittadini per difenerdi dagli abusi di privati e pubblico. Piu’ mercato libero vuol dire piu’ lavoro e piu’ mobilita’ sociale, in un contesto di mercato “sano”.
Nel video seguente Stagnaro di FID parla di liberalizzazioni, MA di nuovo anche in questo caso, gli sfugge un problema cruciale: prima di parlare di liberalizzazioni del trasporto pubblico e di “energia a basso costo”, si deve affrontare il nodo cruciale della politica estera italiana e dei rapporto con i paesi con i quali si vogliono o si devono stringere alleanze commerciali e soprattutto politiche, per garantire l’importazione di prodotti petroliferi in Italia. Questo tema cruciale e’ il grande assente dal dibattito politico, ma in realta’ e’ quello che impartisce la musica anche alla politica interna del paese. Chi te la da’ oggi come oggi “l’energia a basso costo”? Vedi il caso Sonatrach-Eni e vedi le alleanze italiane supine con Putin: fatti questi di enorme rilevanza di cui si deve parlare in campagna elettorale;
Monti. Forse non lo avete notato, ma parla da socialista illuminato, non e’ strettamente libertario come pensano molti. Inoltre e’ conosciuto, credibile e stimato nel contesto internazionale (Bilderberg o non Bilderberg) e per noi e’ essenziale avere credibilita’ e un peso politico in Europa.
L’idea di Ingroia invece e’ quella solita espressa anche dal PD; demagogia che non porta nessun cambiamento. A parte qualche punto che condivido, e che comunque TUTTI hanno messo nei programmi, come: ripristinare il falso in bilancio e una vera legge contro il conflitto di interessi ed eliminare le leggi ad personam; selezionare i candidati alle prossime elezioni con il criterio della competenza, del merito e del cambiamento; che i partiti escano da tutti i consigli di amministrazione, a partire dalla RAI e dagli enti pubblici; che la legalità e la solidarietà siano il cemento per la ricostruzione del Paese, il resto del programma non regge.
Vediamo adesso alcuni punti del programma di Rivoluzione Civile;
1) “Rivoluzione Civile” vuole costruire un’alternativa di governo… alle scelte liberiste economiche, sociali e culturali del governo Monti = a me pare che Monti abbia le idee economiche, sociali e culturali giuste. Ovviamente i risultati non si possono vedere dopo un anno. Penso anche alle resistenze che ha avuto da destra, sinistra e centro.
2) L’alternativa di governo si costruisce con una forza riformista che ha il coraggio di un proprio progetto per uscire dalla crisi e rilanciare l’Italia finalmente liberata dalle mafie e dalla corruzione.= affermazione vaghissima! Non dice niente di concreto, sembra di sentire Nanni Moretti.
3) Vogliamo uno Stato laico, che assuma i diritti della persona e la differenza di genere come un’occasione per crescere = via alle unioni omosessuali etc. Ovviamente non approvo
4) Vogliamo una scuola pubblica che valorizzi gli insegnanti e gli studenti con l’università e la ricerca scientifica pubbliche non sottoposte al potere economico dei privati e una sanità pubblica con al centro il paziente, la prevenzione e il riconoscimento professionale del personale del settore = se non si cambia un po’ il modello economico e politico, questo e’ irrealizzabile. Se i dottori e i paramedici non vengono pagati bene, se il mercato e’ monopolizzato dallo stato, ci sono sprechi e corruzione anche se la sanita’ e’ un bene pubblico. La malagestione della sanita’ mi pare sia un dato di fatto eclatante purtroppo. Questa estate ero a Roma ed ho accompagnato una mia amica in attesa della seconda figlia, a fare un’ecografia. La dottoressa mi diceva ad esempio che spesso i medici curanti abusano del sistema sanitario pubblico prescrivendo ecografie e altri esami “gratis”, attestando che la paziente ha “minaccia di aborto” anche quando non e’ vero. Poi si curano anche gli stranieri clandestini che, di fatto, non contribuiscono al sostentamento della sanita’ pubblica. Piccole cose che ricadono sulle casse dello Stato. E’ anche vero che i medici spesso non sono pagati come dovrebbero nella sanita’ pubblica. Altro fatto importante: i medici e gli insegnanti vanno pagati bene, mi pare giusto visto che svolgono un servizio pubblico essenziale e ci deve essere mobilita‘.
5) Vogliamo che… la scelta della pace e del disarmo sia strumento politico dell’impegno dell’Italia nelle organizzazioni internazionali, per dare significato alla parola “futuro” = In un contesto storico come quello attuale, solo un pazzo puo’ parlare in questo modo
6) Vogliamo che gli imprenditori possano sviluppare progetti, ricerca e prodotti senza essere soffocati dalla finanza, dalla burocrazia e dalle tasse = altro proclama bello ma vago, non dice come vuole raggiungere lo scopo. Infatti un buon modo per evitare cio’ potrebbe essere la ricetta di Monti o di FID
A questo punto leggete anche il programma di FID (FERMARE IL DECLINO) di Oscar Giannno: http://www.fermareildeclino.it/. e pure quello di MIR (Moderati in Rivoluzione) di Gianpiero Samori’ (che mi ricorda tanto Carcarlo Pravettoni… Peccato per la parola “Rivoluzione” nel simbolo comunque) http://www.miritalia.it/associazione , attori meno presenti sul palcoscenico mediatico che dicono cosette sostanziose senza lasciarsi andare a smielature idelogiche. FID a differenza di Rivoluzione Civile parla il linguaggio della realta’ e mostra una strada effettivamente percorribile.
Ascoltate il punto di Fabio Scacciavillani di FID, capo economista del fondo di investimento sovrano dell’Oman e blogger del Fatto Quotidiano, che ci parla di: disoccupazione e ingiustizie sociali, riforma del mercato del lavoro e riduzione del peso fiscale, lotta contro l’evasione, e soprattutto “rimettere al centro il cittadino e il suo benessere e ridimensionare il peso dello Stato in economia“; guarda il video.
Nota: ho scritto questo post un paio di mesi fa, quando Rivoluzione Civile non aveva ancora un programma chiaro come lo ha adesso. Rimango comunque della mia idea
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